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Marek Pękacz - Mandala
Marek Pękacz - Mandala
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Descrizione del quadro

Questo quadro è l’ultimo dipinto prima del mio trentesimo compleanno. Ho riflettuto a lungo su cosa dipingere per questa occasione. Quale quadro sarebbe il coronamento, il riassunto e la quintessenza dei miei trent’anni di vita? Come racchiuderlo, in quale cornice chiuderlo, con quale commento avvolgerlo?! A tutte queste domande ho trovato una risposta. Suona così: sono domande stupide. Non dipingo per guardare indietro. Ho guardato quindi avanti, e lì ho visto quanto piccola è la montagna all’orizzonte, quanti passi mancano ancora per raggiungerla, quanti sentieri e svolte... non c’è tempo per guardare la strada alle mie spalle! Ho quindi trovato il primo ostacolo a portata di mano e ho iniziato a superarlo. Oltre quaranta sfumature di rosa e di giallo. Tutto preparato in anticipo, per non dover mescolare i colori ogni giorno da capo. Più di 60 pennelli in uso già dopo due giorni di pittura. Tutto questo mi gravava moltissimo ogni giorno successivo. Mi sembrava di impantanarmi nell’intrico dei capelli, di sprofondare nella texture della pelle e di camminare a piccoli passi nella stretta valle delle rughe, sempre più lentamente, e più lentamente, e p i ù l e n t a m e n t e e... Quando ho finito di dipingere, non sapevo se ciò che avevo dipinto fosse buono. Ho perso l’occhio per questo quadro; ho smesso di vederlo. Dovevo riprendere fiato, dipingere qualcosa a mano libera, senza preoccuparmi della pennellata successiva, così, di getto. Ho deciso di dipingere un mandala. Alcuni cerchi e linee di simmetria come schizzo, e il resto via libera! Ho oscurato lo studio e acceso la luce UV. Le labbra della ragazza nel quadro hanno iniziato a brillare; a quanto pare, per la vernice rossa il produttore aveva usato qualcosa di non standard. Dalle pareti e dal pavimento hanno cominciato ad affiorare altri punti luminosi, via via più deboli. Alla fine il mio sguardo si è abituato al bagliore ultravioletto. Dalle cuffie si diffondeva un rumore bianco. Tracciavo altre linee. All’inizio in fretta, deliberatamente, pianificando densità e direzioni. Ogni quarto d’ora gli intervalli d’incoscienza aumentavano. Dai brevi lampi iniziali, fino a buchi nel tempo di alcuni secondi. Il mio cervello, per quei brevi momenti, si sintonizzava sulla frequenza theta: strani attimi in cui si può ascoltare il lavoro della macchina dietro i fari degli occhi. Parole brevi, melodie e suoni indefiniti: potevo ascoltarli. Dovevo solo stare molto zitto. Non potevo sapere che stessi ascoltando. In tali momenti è indispensabile la convinzione di non essere il proprio cervello. O forse semplicemente sto fermo in silenzio in un suo angolo poco frequentato, in ascolto del via vai degli stimoli passati e futuri. Altre linee. Più lunghe. Più lente. Poco importanti. Alcune di esse non le tracciavo io. È come quella sensazione quando guidi da qualche parte e all’improvviso ti accorgi che sei già arrivato, e in realtà non ricordi la strada (spero di non essere l’unico a guidare così; se sì, dovrei restituire la patente). E così il mandala è stato dipinto. In parte deliberatamente, e in parte inconsciamente. È stato l’ultimo tratto del cammino verso la pietra miliare con la scritta TRENT’ANNI DI VITA. Non ho guardato indietro. Guardo avanti con sicurezza.
polish painting
Marek Pękacz più quadri

Mandala

  • nr kat.: mpek2
  • dimensioni: 85 x 140 cm
  • cena: Quadro della collezione privata
Categoria del dipinto
Direzione delle ricerche
Rodzaj użytego medium:
Quadro a olio
Tipo di supporto per dipingere:
tela
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